Scopri il Mattatoio di Testaccio: Storia, Curiosità e il Museo MACRO nel Cuore di Roma

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Nel cuore di Roma, nel vivace quartiere di Testaccio, sorge un complesso architettonico che è molto più di un semplice edificio storico: il Mattatoio di Testaccio. Questo luogo, un tempo fulcro della vita economica e sociale del quartiere, è oggi una delle mete culturali più affascinanti e visitate della città. In questo articolo, esploreremo la storia del Mattatoio, alcune curiosità legate alla sua attività e il moderno museo che oggi ne occupa una parte significativa.

 

La storia del Mattatoio di Testaccio

Il Mattatoio di Testaccio venne inaugurato nel 1891, progettato dall’architetto Gioacchino Ersoch. La sua costruzione rispondeva all’esigenza di dotare Roma, allora in piena espansione demografica, di una struttura adeguata dedicata alla macellazione degli animali, lontana dal centro abitato, ma ben collegata grazie alla vicinanza del fiume Tevere e della ferrovia.

L’area del mattatoio, che copriva circa 105.000 metri quadrati, includeva stalle, padiglioni per la macellazione, magazzini per la conservazione della carne e un mercato. L’imponente complesso architettonico, con le sue strutture in stile industriale, divenne rapidamente un punto di riferimento non solo per Testaccio ma per tutta Roma.

 

Il declino e la riconversione

Con il passare degli anni, le tecniche e le esigenze di macellazione cominciarono ad evolversi, e il Mattatoio di Testaccio cominciò a perdere la sua centralità. Nel 1975 l’attività di macellazione fu definitivamente trasferita in una nuova struttura più moderna situata a Guidonia Montecelio ma questo purtroppo segnò l’inizio di un periodo di abbandono e degrado per il complesso del mattatoio.

Negli anni ’90, grazie all’impegno di cittadini e amministrazioni locali, iniziò un processo di recupero e riconversione del Mattatoio. L’obiettivo era trasformare l’antico complesso industriale in un polo culturale e artistico, mantenendo viva la memoria storica del luogo.

 

Il Museo MACRO Testaccio

Oggi, una parte significativa del Mattatoio è occupata dal MACRO Testaccio, una delle due sedi del Museo di Arte Contemporanea di Roma. Il museo ospita mostre temporanee di artisti italiani e internazionali, eventi culturali, concerti e attività educative. Il contesto architettonico unico del Mattatoio, con i suoi ampi spazi e le strutture industriali, offre un ambiente suggestivo e stimolante per l’arte contemporanea.

 

Perché il nome “Testaccio”?

L’origine del nome “Testaccio”: il nome del quartiere Testaccio deriva dal Monte omonimo, che domina il rione. Si tratta di una collina artificiale formata da frammenti di anfore romane (textae), accumulate nel corso dei secoli. La presenza del mattatoio ha contribuito decisamente a rafforzare l’identità del quartiere come area di commercio e lavoro.

 

Il futuro del Mattatoio

Il Mattatoio di Testaccio continua ad evolversi come polo culturale e artistico. Grazie ai numerosi progetti di recupero e valorizzazione, il complesso sta diventando sempre più un luogo di incontro e di scambio culturale per cittadini e turisti. Le attività organizzate dal MACRO Testaccio, insieme agli eventi ospitati nelle diverse strutture del mattatoio, contribuiscono a mantenere viva la memoria storica del luogo, offrendo al contempo nuove opportunità di fruizione culturale.

 

Conclusioni

Il Mattatoio di Testaccio è un esempio straordinario di come un sito industriale dismesso possa essere recuperato e trasformato in un centro culturale dinamico e vitale. La sua storia, ricca di tradizione e innovazione, continua a influenzare e arricchire la vita del quartiere e di tutta Roma. Visitare il Mattatoio di Testaccio significa conoscere un aspetto inedito a molti dell’epoca industriale di Roma, scoprendo allo stesso tempo le nuove frontiere dell’arte contemporanea e il tema, quanto mai attuale, del recupero di spazi inutilizzati.

Che siate appassionati di storia, arte o semplicemente curiosi di esplorare un luogo unico nel suo genere, il Mattatoio di Testaccio vi offrirà un’esperienza indimenticabile.

Photo credits: @claudiovuck on Tripadvisor

 

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